domenica 10 gennaio 2016

Attese e stelle, granate e lettrici


Avete mai guardato questi cieli di inverno? Uno di quei cieli i cui le stelle sono così limpide da entrarti negli occhi? Avresti voglia di tornare a casa e tuffarti nei mille significati che gli uomini sono arrivati a dargli. ( Puoi sempre decidere di farti una cioccolata calda, a casa, al caldo, e aprire un libro come Storie dalle stelle,  di Susanna Hislop, Ippocampo, dove le stelle ti vengono raccontate in un incrocio fra scienza e mito, e perderti fra numeri e parole.).
Poi passa una stella cometa di quelle invernali, vive, veloci, bianche come una scintilla, forse sarai così veloce da esprimere un desiderio, e passerai il tempo successivo in quella magica attesa di tempo sospeso che tu gli hai dato. Un tempo di attesa è capitato a tutti, quando aspetti un momento o una risposta, che sia qualcosa che chiamerai buona o cattiva notizia il tempo dell'attesa è qualcosa di diverso, scorre in modo diverso. 
E' quel tempo che ti fa guardare dentro e cercare risposte che forse non potrai mai avere, puoi essere un bambino in attesa di un giorno speciale, come Natale, e capitarti quel piccolo dubbio atroce che magari possa non passare l'essere magico di cui ti hanno raccontato, puoi essere adolescente o adulto innamorato che guarda il telefono in attesa di un segnale, può capitare di rimanere a pensare ed aspettare una decisione, una notizia incerta, o essere in attesa di quella idea giusta per cominciare qualcosa di nuovo.

Avevamo chiuso l'anno con un numero di Librai ragazzi e libri che parlava tanto di attese, con il ritorno di Io aspetto ( e per chi mastica il francese e il digitale sapete che ne esiste la App? ) e eccoci a riaprire l'anno nuovo, ognuno con le proprie attese.
Poco prima di Natale mi è capitato uno di quei momenti magici, in cui parli di libri con qualcuno, e quel qualcuno, un gruppo di ragazze sui sedici anni piene di vita, hanno iniziato una accesa discussione sul senso di raccontare con linguaggi diversi, su cosa tieni e cosa lasci. A proposito di cieli, a proposito di attese, la discussione è andata su Colpa delle stelle, un film e un libro di cui tutti hanno parlato, sempre e solo concentrandosi sulle difficoltà, proprie di ognuno, di fare i conti con la malattia. 
Anna mi guarda con gli occhi verdi e vivi, le guance rosse quasi arrabbiate, mi dice quello che mi spingerà a darle ragione, ad andare a vedere io stessa il film. Mancano le attese, le pause, i tempi lunghi e sospesi, quelli dell'amore che nasce e quelli del distacco. Manca il tempo di quell'attesa che hai quando aspetti che una persona si svegli, quando non sai se uscirà fuori da quella sala di ospedale. Manca l'attesa perché anche quando stanno ad aspettare chi scriverà per primo è tutto raccontato troppo veloce. Capisco, penso alle attese personali di questi giorni, notizie, sensazioni, amiche ben più grandi di quelle ragazzine alle prese con le stesse attese telefoniche, più smaliziate forse ma con le stesse bellissime farfalle allo stomaco di una quindicenne. 
Manca che mi dia il tempo di entrarci dentro aggiunge E. , ed ha ragione. Nel libro divieni lei o lui, persino i genitori, costruisci quella che nei corsi chiamerei l'empatia, qui divieni lo spettatore. 
E poi è troppo veloce tutta la questione della granata. aggiunge M. tirandosi indietro il ciuffo di capelli rossi, e se non dai il giusto spazio a quella perdi il senso.
A casa giorni fa mi sono ritagliata quel tempo giusto. M. ha ragione. La questione granata nel senso del vivere è fondamentale. E' una forma di risposta. Quanto rischi di te.. quanto sei disposto a dare. Puoi conoscere qualcuno che è una granata come lei, la protagonista, e scoprire che il mondo può riservarti uno scoppio diverso, cambiare le carte, scombinare tutto da un momento all'altro. La granata ha la voglia di vivere dentro però, ha un anello di resistenza, e se non mettono la questione della granata che in pochi secondi di film, allora si che stanno raccontando solo una storia di malattia.
In rete ci sono centinaia e centinaia di pagine di questo libro fotografate, di parole riscritte, di pensieri rimbalzati, eppure quello che permane è la vita. Guardi M. e il suo ciuffo e sorridi

E' il dieci gennaio, sulla finestra, a fianco alla libreria c'è una coccinella. 
Sa benissimo che fuori è freddo, eppure ora è posata sulla mia rosa di natale.
Più o meno quello che fa una granata quando decide di continuare a stare nel mondo. 
Sorriderà, e farà meno sconti alle ipocrisie del mondo intorno, perché è innamorata della vita vera.
Quante granate avete conosciuto? Ne abbiamo incontrate di straordinarie, splendenti, granate capaci di intraprendere viaggi sui passi di Robinson Crusoe dichiarando al mondo di essere vive o di cucire coperte di stelle. 
Ecco, quelle granate che sono nelle nostre vite, quelle sono a volte le nostre stelle comete. Ci sono persone che può esservi capitato di incontrare di sguincio, ma la cui risata, l'occhio vivo, rimane dentro, e così anche quando sei in attesa a guardare dove finirà il suo volo lo sai, ci sono davvero delle Stargirl, come direbbe Spinelli. Eppure quando chiedevi a Spinelli chi fosse la sua Stargirl, rispondeva sua moglie. Non qualcuno passato in modo fugace nella sua vita, ma qualcuno che ogni giorno gli faceva brillare gli occhi. Ho conosciuto solo due uomini che mi diedero la stessa risposta: uno era un calzolaio-pescatore veneziano, che mi ha dato forse la vera idea dell'amore, l'altro è l'uomo che mi ha insegnato il pensiero più alto rispetto al lavoro di libraia, ma più in generale rispetto al bambino, e teneva la foto di una bambina, nel portafoglio, divenuta poi una giovane donna conosciuta in viaggio in Mongolia. Due saggi, capaci di vedere davvero le stelle vicino a loro, e tenerle strette. 
Ode alle stelle e a chi è capace di guardarle e tenerle accanto, e alle granate, che scoppiano o che resistono. 
E alle giovani donne come queste che da un libro o da un film riflettono sulla vita, e si arrabbiano, e parteggiano e sorridono con le chiome di stelle come Berenice.
Se andate a vedere le trovate le stelle della chioma di Berenice, fra la costellazione del Leone e Arturo, sono tre , come le mie tre lettrici, ma sono anche un ammasso di stelle doppie e a variabili, come i ricci di M. 
e io qui?
Io aspetto, nell'attesa che la coccinella si risvegli. 
E se vi sembra un messaggio da Radio Londra forse un po' lo è, ma siamo una genia di librai partigiani, e ci sono parole segrete anche per le nostre attese.
Buona attesa della notte ai vostri occhi per vedere le stelle, e buone stelle-attese ai vostri pensieri.

v.s.

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