sabato 4 gennaio 2014

Viaggio lento


Ci sono parole che a volte vanno tenute da parte per gli inverni, e in un inverno misto di pioggia e di neve come questo  è bello ritrovarle fra i pensieri sospesi di questo blog. Non la solita voce che ora ve le introduce ma la voce di un libraio questa volta, che nel libro e nel fiume ha giochi di ritorni Affini (eccovi un link per ritrovare la sua voce di fiume).


“Per disegnare il fiume devo essere fiume e stare dentro gli argini che dividono la macchia astratta da quella figurativa facendola coesistere.”

Con queste parole Alessandro Sanna chiude le due pagine cui consegna le parole per raccontare il suo lavoro lavoro "fiume lento, un viaggio lungo il Po" e verrebbe da fermarsi: questo è tutto.
La semplicità con la quale Alessandro spiega il suo lavoro è pari alla facilità apparente che dimostra a chi lo ha visto lavorare. Ad esempio  a Mantova, nella sua Mantova, durante il Festivaletteratura. In diretta, l’acqua scivola sui fogli e grazie alle sue mani, che danzano con i pennelli, diventa colore, forma e assume un significato o magari un segno di  distinzione tra due figure appena accennate. Il “fiume lento” lo abbiamo visto a teatro accompagnato dalle parole di Rumiz di Morimondo (e lo abbiamo recensito in Andersen). Dal sito di Alessandro un piccolo video fa essere parte di questo viaggio.
Questo fiume lento però è soprattutto un libro composto di carta, con tavole precise nella loro scansione: 4 finestre, 4 illustrazioni per ogni foglio. 4 stagioni per 4 storie cornice, per raccontare cambiamenti e mutazioni nell’apparente immobilità, visioni nell’incombente e onnipresente nebbia.
Quanti riferimenti si possono trovare in questo libro: quante citazioni! Esplicite o accennate o semplicemente coesistenti con le storie che Sanna possiede nel suo immaginario e che accende nel nostro. Così Ligabue, Fellini, Celati ma forse Guareschi e poi non è possibile che anche lui si sia fermato a quel ponte di barche che è lontano dai suoi luoghi e abbia saputo che io ci andavo. No, non è possibile: il suo ponte è un altro, che però è simile al mio, come quell’airone cinerino è simile da quello che ho visto dalla macchina l’altro giorno, mentre quella mondina non può che essere la silouette di Silvana Mangano, perché entrambi abbiamo quell’immagine così marchiata nell’empireo iconico.
Non è la massa delle citazioni, quello che colpisce, ma l’amalgama.
Essere, cioè, riuscito a raccontare un ambiente con la naturalezza di chi ha saputo coglierne l’essenzialità, togliendo il superfluo e individuando con precisione gli elementi che ne costruiscono l’identità. Anzitutto il tempo, il suo essere in movimento e sempre fisso, perché l’acqua del fiume scorre, ma il fiume c’è sempre e occupa, quasi sempre un suo spazio definito. Per poi scoprire che stagioni per stagione si sposta e occupa posti diversi e modifica con potenza il territorio che scolpisce, Chi ha potuto osservare il fiume in piena, ha presente la sensazione di potenza, cioè di concentrato di energia potenziale, che sprigiona il fiume nello scorrere. Si resta attoniti, sperando che tutto fili liscio, che gli argini tengano, che non accada la tragedia, che non venga superato il punto nel quale non si ha più il controllo.

Le tavole di Sanna sono dipinti che rappresentano anche quello che è assente, come quando i rovi, gli arbusti, i rami delle piante celano il profilo del fiume. Eppure proprio in quelle tavole, il Po è presente.
Una riflessione è doverosa. Spesso gli albi illustrati sono relegati nello spazio ragazzi, nello scaffale dei bambini.
È un uso, è una prassi: una norma del fare. Per noi, librai dei ragazzi, scoprire amici e tesori, come questo, è un momento di orgoglio, che ci pone in una posizione di responsabilità nei confronti dei lettori, per spiegar loro cosa si trova nello spazio dei ragazzi, quale perla custodiamo.

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